La Lista del patrimonio mondiale
La Lista del patrimonio mondiale comprende 890 beni costituenti il patrimonio culturale e naturale che il Comitato mondiale considera aventi un valore universale eccezionale. La Lista comprende 689 beni culturali, 176 naturali e 25 misti distribuiti nei 148 Stati parti. Dal mese di aprile 2009, 186 Stati parti hanno ratificato la Convenzione del patrimonio mondiale.
La Conferenza Generale dell’UNESCO, riunitasi a Parigi dal 17 ottobre al 21 novembre 1972, ha deciso di creare questa Lista soprattutto sulla base delle seguenti considerazioni:
1. il patrimonio culturale e il patrimonio naturale sono sempre più minacciati di distruzione non solo per le tradizionali cause di degrado ma soprattutto per l’evoluzione della vita sociale ed economica che li aggrava con fenomeni di alterazione o distruzione ancora più temibili;
2. il degrado o la scomparsa di un bene del patrimonio culturale e naturale costituisce un impoverimento nefasto del patrimonio di tutti i popoli del mondo;
3. la protezione del patrimonio su scala nazionale è spesso incompleta per il grande numero di mezzi che richiede e la mancanza di risorse economiche, scientifiche e tecniche del paese nel quale si trova il bene da salvaguardare.
Fra i siti più rinomati della Lista si annoverano, ad esempio, il Cremlino, Timbuctù, Il Palazzo di Versaille, Abou Simbel, il Centro Storico di Istanbul, le Piramidi di Guizeh, il Taj Mahal, La Grande Muraglia cinese, ecc.
o anche siti industriali come le Saline reali di Arc-et-Senans, il Sito di Zollverein, Ironbridge, New Lanark, ecc.
I siti minerari maggiori di Vallonia: dalla lista indicativa per l’iscrizione.
Nel 2008, la regione vallone e la regione di Bruxelles decidono di aggiornare la lista indicativa del patrimonio mondiale seguendo le raccomandazioni del Comitato del patrimonio mondiale. La lista indicativa riprende i beni che ogni Stato intende proporre per l’iscrizione nella Lista del patrimonio mondiale. La priorità è data alle categorie poco o affatto rappresentate. Le proposte sono le seguenti: Paesaggio culturale delle Hautes-Fagnes, Tronco Bavay-Tongres, Strada romana Bologna-Colonia, Gruppo termale delle Spa, Palazzo dei Principi vescovi, il campo di battaglia di Waterloo, il Panorama di Waterloo, le Cittadelle mosane, i siti minerari maggiori di Vallonia.
Una volta accettate le proposte, il Direttore del Centro del Patrimonio viene a visitare, nell’ottobre 2008, alcune delle testimonianze proposte. Dopo la sua visita, il gruppo costituito dai siti minerari si impone come luogo che merita di figurare fra i beni del patrimonio mondiale e il Ministro del Patrimonio incarica la Regione vallone di presentare la pratica a tale scopo. La pratica viene presentata nel gennaio 2009 al Centro del patrimonio mondiale.
Il 6 ottobre 2009, Helmut Albrecht, professore dell’Università di Freiberg, delegato dell’ICOMOS, fa un sopralluogo dei quattro siti accompagnato da esperti.
Brasilia, luglio 2010, il Comitato del patrimonio mondiale tiene la 34^ sessione nella giovane città, iscritta nella Lista del patrimonio mondiale, che celebra in quell’anno il giubileo. Fra la quarantina di proposte per l’iscrizione nella prestigiosa Lista, sarà esaminata la pratica belga riguardante i siti minerari.
In Belgio, nessuna suspense, nessuna frenesia, solo l’attesa di una conferma. Da qualche settimana, infatti, i responsabili dei siti e della regione vallone sanno che Icomos International proporrà al Comitato del patrimonio di rimandare l’iscrizione. Delusione? Certamente sì, dato è sempre difficile perdere quando si è vicini al traguardo. Ma possiamo parlare di vero e proprio fallimento? Certamente no, perché se il sito vallone non è iscritto, il parere proposto da Icomos International, che non sarà messo in discussione dal Comitato, contiene elementi molto positivi. Il più importante è il riconoscimento della pertinenza della selezione dei siti (Grand-Hornu, Bois-du-Luc, Bois du Cazier e Blegny-Mine) ma soprattutto dell’eccezionale valore universale dell’insieme costituito dai quattro siti. L’eccezionale valore universale è la condizione fondamentale per figurare nella Lista del patrimonio mondiale.
Perché, quindi, non decidere per l’iscrizione? Le ragioni sono essenzialmente di due tipi: la protezione dei siti e la mancanza di gestione coordinata. Infatti, quando il Ministro incaricato del Patrimonio decide, nel settembre 2008, di presentare la pratica per la candidatura, i siti sono ristrutturati e preparati in questa ottica. La constatazione è chiara: Blegny-Mine non beneficia di alcun riconoscimento né di protezione patrimoniale. Gli altri siti sono classificati. Due figurano anche nella Lista del patrimonio eccezionale. Le classificazioni esistenti non sono, tuttavia, sufficienti: al Grand-Hornu, la città che circonda le costruzioni industriali non è classificata; a Bois-du-Luc alcuni elementi del villaggio minerario e i terril non sono protetti; al Bois du Cazier alcune testimonianze non sono protette, come la sepoltura comune delle numerose vittime della catastrofe e i monumenti commemorativi del cimitero comunale. La pratica per l’iscrizione nella Lista del patrimonio mondiale deve prevedere anche la costruzione di una zona tampone. Questa esigenza corrisponde alla nostra nozione di zona di protezione: un bene classificato non è un elemento isolato ma si colloca in un ambiente con il quale interagisce. Una protezione efficace deve, quindi, prendere in considerazione le interazioni e gestirle. Per ogni sito sono state definite delle zone di protezione. Sono state avviate procedure ad hoc non ancora terminate al momento dell’esame della candidatura. Elemento comune di soddisfazione: fatta eccezione per la zona di protezione intorno al Bois-du-Luc ritenuta troppo limitata, i perimetri di classificazione delle zone di protezione non sono stati messi in discussione.
Un’altra osservazione riguarda la mancanza di gestione coordinata dei quattro siti. Non è stata messa in discussione la gestione di ogni sito bensì l’assenza di coordinamento e di un progetto comune.
Coscienti dei punti deboli della pratica presentata e condividendo l’analisi d’Icomos International, le autorità valloni non hanno aspettato la decisione per porvi rimedio, soprattutto con la costituzione di un gruppo di lavoro informale che riunisce i gestori dei siti e il dipartimento del patrimonio. In gennaio 2011, viene depositata presso l’Unesco una pratica complementare.
Le amministrazioni interessate e i gestori dei siti hanno iniziato, nel frattempo, a porre rimedio, punto per punto, alle mancanze summenzionate. Questo comporta due decisioni concrete, essenziali per il buon proseguimento della pratica, in particolare l’adozione da parte del Governo vallone, il 22 agosto 2011, di diverse ordinanze di classificazione riguardanti i siti (o parte dei siti) e le zone di protezione, e la costituzione da parte del Governo stesso, il 25 agosto 2011, del Comitato vallone del patrimonio mondiale.
Queste due decisioni sono presentate all’esperto ICOMOS, Helmut Albrecht, arrivato a fine settembre 2011 per valutare in loco il progredire della pratica.
Il comitato vallone, comune a tutti i siti valloni riconosciuti come patrimonio mondiale o candidati per diventarlo, costituisce, il 25 ottobre 2011, tre comitati specifici dei siti minerari maggiori, ovvero un comitato di gestione e un comitato scientifico, capeggiati da un comitato pilota.
Il comitato di gestione ha intrapreso da allora, sotto la guida dell’Istituto del Patrimonio vallone, la realizzazione di un piano di gestione sottoposto al comitato pilota il 1° giugno 2012 e trasmesso per informazione ad ICOMOS. Anche il comitato scientifico ha tenuto le sue prime riunioni.
Nell’ambito della 36^ sessione, a San Pietroburgo, il Comitato del patrimonio mondiale ha riesaminato la pratica e comunicato, il 1° Luglio 2012, la sua decisione di iscrivere i siti minerari maggiori di Vallonia nella Lista del patrimonio mondiale.
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